martedì 5 aprile 2011

Idiosincrasie

Non comprendo l'atteggiamento della "nuova" sinistra: sembra che da quando il Muro di Berlino e l'URSS sono crollati il capitalismo non esista più.

I padroni sono scomparsi e sono nati gli imprenditori.
Lo sfruttamento è misteriosamente svanito.
Il capitalismo non è più un problema, è un dato di fatto.

Così i "compagni" di sinistra vengono presi dal mal di testa al solo udire parole come proletariato, capitalismo, borghesia.
Perché?

La nuova sinistra moderna (che mi ricorda sempre di più la "banda del garofano e dello scudo") ha smesso di criticare, accetta supinamente se non appoggia attivamente i diktat del capitale: lo si è visto durante lo scontro di Pomigliano, con Pdl-Fli-Confindustria e parte del Pd dalla parte del miracoloso Marchionne e la sinistra estrema, unica, dalla parte della FIOM.
E la CGIL? Tentenna, in perfetto stile Pd.

Altro leitmotiv trito e ritrito caro alla nuova sinistra socialcattodemocratica è che non è più tempo delle ideologie, il muro è crollato e a Cuba c'è bisogno di democrazia.

A queste cose reagisco di solito con sfoghi cutanei quando la lingua si trattiene.

1. Non è più tempo di ideologie: e allora di cosa abbiamo bisogno ora? Niente identità, niente ideologie, addirittura niente idee...cosa rimane? Strategismi e vuoti proclami.

2. Il comunismo è fallito: grazie al cielo, non ce la facevo più a lavarmi con l'acqua fredda. A parte che è crollato il socialismo reale (e si potrebbe andare avanti ore a parlare della differenza), il fallimento di un tentativo non presuppone per forza l'impossibilità di un'attuazione di un sistema alternativo al capitalismo (come dire che tolte le rotelle della bici e caduti una volta, è necessariamente preclusa qualsiasi possibile esperienza ciclistica futura).

Poco è durato inoltre il matrimonio tra la nuova sinistra, figliola prodiga del PCI e l'estrema sinistra (PRC e PdCI): dagli anni novanta alla fondazione del PD. E' proprio di questi giorni la chicca di Fabio Fazio secondo cui Rifondazione non esiste più; d'altronde l'oscuramento mediatico operato da tutta la sinistra da SeL verso destra nei confronti della Federazione della Sinistra la dice lunga, anzi lunghissima: il Pd, figlio di DC e PCI, anzi DS (la differenza è rilevante), fatica a relazionarsi con partiti che abbandonano il moderatismo cerchiobottista per schierarsi nettamente:
-con la FIOM, non con Marchionne
-con l'acqua pubblica
-contro la guerra, in qualsiasi forma.
-contro il nucleare.

Il cerchiobottismo è evidente: Marchionne sì, Marchionne no, gli operai boh?; acqua pubblica, mah; no alla guerra in Afghanistan, sì all'intervento in Libia ("non possiamo lasciarli morire da soli! Diamogli una mano"...sì, a morire); no al nucleare, salvo scoprire grazie a Wikileaks che Bersani firma gli accordi pronucleare...

La crisi della politica non è più una questione di disaffezione o di risposte vuote, è di strategia politca pura, di tutti i partiti della sinistra (la FedS non ne è esente): i partiti maggiori si svuotano, si cerca sulla scia del fu Partito d'Azione, di conciliare destricchia e sinistricchia, di far andare d'accordo De Gasperi e Nenni; si corre verso il centro nella speranza di catturare il centro: la politica smette di esercitare forza centrifuga muovendo gli elettori dal centro verso destra o sinistra ed inseguendo velleità elettoralistiche perde i contenuti: qual è la proposta di un partito come il PD?
Il capitalismo dal volto umano, il liberismo verde (in senso ecologico), la sicurezza gentile?

Alla copia, gli elettori preferiranno sempre l'originale; recuperiamo il senso e la misura dell'esperienza politica fatta di contenuti e lasciamo perdere le idiosincrasie...oppure continueremo a perdere.

Se si vuol essere alternativa, si dev'essere alternativa vera e non semplice divergenza.

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